Imbrigliare Marco Radicioni nella definizione di gelatiere suona un po’ come una forzatura. Poi però basta un assaggio per accorgersi che fa un gelato unico, con una visceralità senza compromessi, bilanciando ogni ricetta come se fosse un mondo a sé, lontano dalle luci della ribalta, conchiuso nel tempo ciclico del suo laboratorio di Trastevere a Roma, dove ingaggia continue sfide personali con sorbetti e creme, togliendo tutto ciò che riesce a togliere tranne la materia prima. E anche se qui a Identità Milano, in pieno stile da romanzo giallo, scompare misteriosamente uno dei gusti da portare sul palco, il fior di latte – quel gusto archetipo che è proprio uno dei suoi “bernoccoli” e con cui non può fare a meno di confrontarsi di continuo alla ricerca della perfezione -, arriva in coppetta sorbetto di salmone racchiuso in due fettine di pane di segale.